La relazione pericolosa tra diabete, cuore e reni

E’ solida evidenza scientifica e consolidata pratica clinica che il diabete mellito non deve essere mai considerato esclusiva alterazione del metabolismo glucidico, bensì nella sua dimensione più ampia di rischio cardio-nefro-metabolico. A supporto di tale affermazione, basti considerare che la condizione di diabete raddoppia il rischio di eventi cardiovascolari e che oltre la metà delle persone in dialisi è portatrice di diabete. Il rischio cardiovascolare e il rischio renale rappresentano il potenziale pericolo di sviluppare patologie a carico del cuore e del rene, quando non si controlla in modo adeguato il proprio diabete, fermo restando che la condizione di diabete comporta già di per sé un fattore di rischio cardio-nefro-vascolare maggiore, rispetto alle persone senza tale condizione. Mentre è forte la consapevolezza, grazie a solidissime evidenze scientifiche e puntuali indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali, della “relazione pericolosa” tra diabete mellito e malattia cardiovascolare aterosclerotica, già oggetto di precedenti approfondimenti e dove è indispensabile accanto al perseguimento dell’ottimale controllo glicometabolico, l’altrettanto ottimale controllo lipidico e pressorio, non è ancora sufficientemente consolidata la consapevolezza che la malattia renale cronica sia un problema di salute pubblica a causa della costante crescita della sua prevalenza, che è aumentata di oltre l’85% tra il 1990 e il 2016, secondo il Global Burden of Disease (https://www.healthdata.org/research-analysis/gbd). La presenza di malattia renale cronica espone la persona con diabete non solo ad un aumentato rischio di progressione verso la malattia renale allo stadio terminale, ma anche di sviluppare eventi cardiovascolari fatali e non fatali (infarto miocardico, ictus, insufficienza cardiaca, vasculopatia periferica), come così come un aumento della mortalità generale. Curare il diabete non significa quindi solo riportare la glicemia a livelli normali, ma anche e soprattutto proteggere le persone che ne sono colpite dalle gravi complicanze cardiovascolari e renali che il diabete può provocare e che impattano sulla qualità e sulla durata della vita. Negli ultimi anni nel nostro paese sono stati messi a disposizione per la cura del diabete farmaci innovativi, che agiscono efficacemente e favorevolmente sulla protezione cardio-renale. Si tratta degli SGLT2 inibitori, conosciuti anche come Gifozine e degli agonisti del recettore del GLP1, che garantiscono efficacia e sicurezza nel perseguimento degli obiettivi di buon controllo glicometabolico e nel contempo cardio e nefroprotezione. Le linee guida internazionali e nazionali ne raccomandano l’utilizzo sempre più esteso, secondo criteri di appropriatezza e precocità, al fine di garantire la qualità delle cure e della vita delle Persone con diabete.